Quando il politico “parla” in libreria

Se vuoi lasciare il segno e far sì che la tua comunicazione rimanga impressa nelle menti poco più di qualche minuto (tempo in cui rimane impresso un tweet o un post facebook/Instgram) scrivi un libro.
E’ la vecchia/nuova frontiera dei politici. Non che nel passato non scrivessero libri, di tutti i tipi, dal racconto dei fatti politici, alle storie di vita personale, ai retroscena da scoop, fino ai libri di cucina e di sport. In diversi formati, dal quasi-manuale di politologia o economia politica fino all’intervista o al diario.

Cosa permette un libro di successo al suo autore? Gli permette di esprimere il proprio discorso in grande tranquillità, con un’abbondanza di spazio e di pazienza del lettore. Una vera e propria manna per i politici dall’eloquio inarrestabile, confinati quotidianamente in 140 caratteri o in due parole da “status”.
Non solo, il libro permette di mettere il turbo allo storytelling, cioè di impostare una serie di paletti alla “storia” di se stessi che si vuole raccontare e quindi far veicolare il proprio messaggio, le proprie idee. Quello che un tempo veniva definito un “manifesto”.
E poi, esiste un netto guadagno “economico” rappresentato dal moltiplicatore di rumore di fondo che l’uscita di un libro può generare nel dibattito politico, “riempiendo” i media con apparizioni, interviste, puntate e spezzoni di puntate di talk show, dibattiti con l’autore e sull’autore, articoli di giornale, inchieste di settimanali e così via.

Certo, bisogna forse avere la statura di un “big” della politica per avere un ritorno così importante. Ci hanno provato diversi outsider, come Civati, che peraltro ne ha scritti diversi, o Fassina, tutti con alterne fortune, chiaramente non con lo stesso successo di pubblico di Renzi o Di Battista. Per tutti però, il moltiplicatore di spazi nell’universo mediatico, cioè in TV, radio, giornali e siti di tutti i tempi ha funzionato a dovere.

Sono diversi gli esempi di libri rimasti nell’immaginario collettivo della politica italiana. Citarne alcuni dà anche l’idea della varietà di sfaccettature nello scrivere un libro politico. Nel ‘96 un giovane Walter Veltroni, fino ad allora animatore culturale della Federazione dei giovani comunisti e poi speranza del Partito Democratico della sinistra, si fa intervistare da Stefano Del Re. Il libro diventa subito “virale” (come poteva essere virale qualcosa nel 96) e soprattutto diventa il manifesto del veltronismo. Da Bob Kennedy a Berlinguer, una politica, che allora si poteva chiamare pienamente ulivista, democratica come la intendono i democratici americani, in salsa post comunista. Con un modo di esprimersi accattivante. Nasceva una nuova stagione. Durata poco per Veltroni che diventerà segretario dei Ds prima e arriverà poi a poter esprimere la guida del Partito Democratico, orizzonte molto chiaro nel libro, ma forse troppo tardi e in un epoca completamente diversa.

Erano gli anni che a Veltroni faceva da contraltare Massimo D’Alema. Due facce della stessa medaglia del partito post comunista, uscito dalle forche caudine della Bolognina e poi delle varie pseudo trasformazioni dei primi anni 2000. E D’Alema non poteva essere da meno del rivale anche nella corsa al libro che rimane nella memoria almeno giornalistica. Nel 1995 fu la volta infatti del suo “Un paese normale” e poi nel 1997 de “La grande occasione” in cui quello che sarebbe diventato di lì a poco Presidente del Consiglio snocciolava la sua visione del paese, dall’economia a tante altre tematiche ma che rimase nella memoria per la versione dalemiana del famoso “patto della crostata” a casa di Gianni Letta. Libro ricordato ancora oggi, tanto per far capire l’importanza mediatica di una pubblicazione. Anche se magari la maggior parte di coloro che ne parlano non l’ha neanche letto.

Veniamo al leader postmoderno Matteo Renzi. I suoi libri: da “Fuori” a “Stil Novo” ad “Avanti” sono ciò che più si può accostare al vero pensiero dell’autore. Leggendo si capisce che quello che scrive lo ha pensato, meditato, e allo stesso tempo entusiasmato. E meglio non poteva dirlo. Una sincerità portata al massimo. Un lunghissimo post di Facebook? Magari una lunghissima E-news, le mail che l’ex sindaco di Firenze continua a inviare alla sua sterminata mailing list. Renzi è veloce, preparato certo, ma comunque la sua comunicazione è rapida e lui è del tutto a suo agio nello spazio di un post o di una mail seppur lunghi.
La sua forza nel declinare questa modalità di linguaggio è quella dell’accendere l’entusiasmo di chi la pensa come lui e di chi è, culturalmente, caratterialmente, politicamente incline a rivedersi nel segretario del PD. Meno per tutti gli altri. I suoi tre libri fotografano tre epoche diverse, la stessa persona, però con prospettive e bagaglio diverso, forse anche con sogni diversi, di sicuro con riflessioni su se stesso diverse. Non riguardo al suo progetto politico né sulle modalità di realizzarlo e neanche sulle modalità di comunicarlo.

Si sono cimentati a scrivere un libro personale anche Matteo Salvini e Alessandro Di Battista. Salvini dal punto di vista della resa è nella scia di Matteo Renzi. Si tratta di un lungo post di Facebook, in cui cerca di raccontare la sua visione della politica e dell’amministrazione dello stato cavalcando i suoi temi più “forti”. Nulla di più e nulla di meno di ciò che fa quotidianamente sui social, alternando con disinvoltura il suo lato simpatico e gigione con quello duro e puro con l’elmetto da ultimo uomo di destra del paese.
Di Battista invece si butta sul diario/biografia/racconto della visione del paese condito con le parole d’ordine del Movimento 5 stelle. Ma il racconto delle sue gesta, che ricordano i viaggi sulla motocicletta di Che Guevara, la fa da padrone. Un predestinato che dal terzomondismo approda a governare il paese contro la Casta.

Ottimo per il nostro discorso l’esempio del libro “Revolution” di Emmanuel Macron, attuale presidente francese che ha vinto grazie ad un patto con i cittadini del suo paese che mai come questa volta hanno votato la persona più che i partiti. Il massimo della personalizzazione politica dal dopo guerra ad oggi. Più di Mitterrand o Chirac o Sarkozy, pari forse solo a De Gaulle. Un libro un po’ da campagna elettorale, un po’ scritto per farsi conoscere e dare forza ad un’ascesa politico mediatica che l’anno scorso era in pieno svolgimento, tanto da avere un successo galattico solo se si pensa da dove era partito (un outsider del governo del Partito Socialista dal di lui diversissimo Hollande) e dov’è arrivato. Il linguaggio è tutto propositivo, l’intento forse era quello un po’ “messianico” alla Obama. La sua vittoria nella corsa all’Esilio forse non ha raggiunto le vette obamiane del 2008 ma Macron era indubbiamente il candidato di tutti, con un movimento nato dal niente che ha annientato il Partito Socialista, e posto un grande ostacolo e freno al populismo-nazionalismo di Marine Le Pen. Il libro può aiutare a conoscere il fenomeno Macron, ma fino ad un certo punto, proprio perché si tratta di un fenomeno tutto in divenire.

Un politico/tecnico a cui non mancano le pubblicazioni è Romano Prodi, che negli ultimi anni si è fatto intervistare due volte, prima da Marco Damilano ( Missione incompiuta, 2013) poi da Giulio Santagata (Il Piano inclinato, 2017). Le sue tante pubblicazioni comunque, non solo quelle degli ultimi mesi incentrate sostanzialmente su un’analisi della situazione politico economica, ricalcano la sua esperienza da professore. Inclinazione ovviamente presente anche nei suoi migliaia di articoli scritti nel corso degli anni sui principali quotidiani. Gli ultimi due sono i libri post impegno politico. Il Professore preferisce di gran lunga la politica europea e internazionale alle beghe nazionali, ma non disdegna di dire la sua anche sulla politica italiana, a volte con una certa malcelata ironia nei confronti dei protagonisti della politica nostrana. C’è un libro diverso: è “Insieme”, del 2006, scritto insieme alla moglie Flavia Franzoni e curato dalla sua portavoce storica Sandra Zampa. “Insieme” è un racconto. Slow come la comunicazione prodiana che sovente è stata oggetto di satira pungente. Un libro che non può dirsi un lungo post Facebook, ma che, leggendolo con una certa pazienza, si rivela molto importante per capire il punto di vista privilegiato di Prodi su diversi passaggi decisivi per la vita pubblica del paese, condito dal racconto di due generazioni e di una famiglia allargata. Non è uomo da social il professore bolognese, ma gli spunti per capire ce ne sono molti.

Nel caso di Bill Clinton e Tony Blair, che hanno sfornato qualche anno fa due best sellers come “My life” e “A journey”, si parla di autobiografie. Da romanzo americano la prima, dettagliatissima, con risposte a polemiche e accuse la seconda. In quanto autobiografie scritte a posteriori del proprio mandato, i due ex protagonisti della scena mondiale sono da considerare in maniera diversa rispetto agli altri che cercano di comunicare qualcosa per dare un contorno alle proprie idee e per raggiungere consenso immediato.

Infine l’esempio più famoso al mondo. Barack Obama. Nel suo caso i libri sono precisamente tagliati per il racconto mediatico che ha portato alla grande vittoria del 2008 poi bissata nel 2012. Inarrivabile per tutti, in quanto a successo e a riuscita dell’opera “Sogni di mio padre”, dai grandi toni autobiografici, con la storia di una famiglia che aveva in se in nuce il sogno americano. Comunque la grande voglia del tempo degli Stati Uniti (ma non solo) di “riscaldarsi” ad un racconto di speranza e di ripresa dopo le guerre in Iraq, la plumbea era Bush e la crisi che già picchiava duro, ha facilitato il pieno successo di un racconto così funzionale al sogno americano, divenuto in qualche modo sogno mondiale. Obama è chiaro e sincero nel suo discorso e nel suo caso è il racconto a lanciare in orbita il libro e il successo mediatico e la presenza del personaggio a favorire il successo del libro.

Poi c’è Silvio Berlusconi. In realtà due libri li avrebbe anche scritti, famigerato soprattutto il non proprio best seller “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”, ma lui non ha bisogno di scrivere. Sono i libri, gli articoli, le diverse pubblicazioni, che inseguono il suo successo. Ottenuto con tutti i modi possibili di comunicare tranne la parola scritta. Ma lui è Berlusconi.

Gianluca Garro