I mille volti della Rete

Un luogo per partecipare, approfondire, criticare e sullo sfondo poca fiducia nella politica.

fedeli

La Rete deve essere ritenuta una nuova modalità di partecipazione, oppure si tratta soprattutto di uno strumento ulteriore per porre sotto la lente il mondo della politica?

Di recente è stato pubblicato il XIX Rapporto annuale sugli atteggiamenti degli Italiani nei confronti delle Istituzioni e della politica, realizzato da Demos per il Gruppo L’Espresso. Per il sondaggio sono state prese in considerazione anche le discussioni politiche avvenute su Social Network, blog e siti. Il valore che sintetizza questa nuova forma di partecipazione è 24, ossia dieci punti in più sia di uno che di due anni fa. Per valutare invece il tipo di partecipazione a cui siamo maggiormente abituati, quella tradizionale, è stato costruito un altro indice. Esso si basa su dei dati, ovvero l’aver preso parte almeno una volta nel corso del 2016 a manifestazioni politiche e di partito, o a iniziative collegate ai problemi del quartiere e della città, ancora a iniziative collegate a problemi dell’ambiente e del territorio oppure infine, a manifestazioni pubbliche di protesta. Il numero che fotografa l’anno appena trascorso è 52, che tradotto equivale ad un maggiore coinvolgimento dei cittadini rispetto agli ultimi due anni.

Alle persone interessa dire la propria, essere attivi, sostenere le cause in cui credono e ciò avviene anche grazie ai mezzi resi disponibili dalla tecnologia. Dedicare più tempo a queste attività equivale ad avere più fiducia nei confronti delle Istituzioni? Evidentemente no, visto che l’indice relativo, fermo a 26, appena un punto superiore al 2015 ma addirittura quindici punti inferiore al 2005, rende in maniera palese l’idea di quale sia il quadro. Si tratta comunque di un aumento, almeno rispetto al 2013 e soprattutto al 2014, ma è probabilmente ancora presto per dire cosa aspettarsi nei prossimi anni. Intanto in cima alla classifica della fiducia nel 2016, troviamo in ordine: il Papa, le Forze dell’Ordine, la Scuola, il Presidente della Repubblica fino ad arrivare in fondo alla lista, dove gli ultimi due posti sono occupati dal Parlamento e dai Partiti.[1] Non sorprende quindi che proprio i politici siano spesso oggetto di critiche e polemiche.

Tra gli ultimi casi pensiamo a Roma, dove qualche settimana fa sono apparsi dei manifesti anonimi che attaccavano Valeria Fedeli. Come è noto, lo scorso 12 dicembre si è insediato il Governo presieduto da Paolo Gentiloni e tra i nuovi Ministri nominati, ad occupare il Dicastero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è stata chiamata appunto Valeria Fedeli, in precedenza Vice Presidente del Senato per il Partito Democratico. Varie sono state le questioni di cui si è occupata durante la sua attività parlamentare, dalle pari opportunità al fenomeno del femminicidio. Inoltre è stata la prima firmataria di una proposta di legge volta ad introdurre all’interno di scuole e aule universitarie l’educazione di genere[2], sollevando critiche negli ambienti più chiusi e conservatori. Tuttavia a porre al centro delle critiche la Fedeli è stato paradossalmente il suo titolo di studio.[3]

La rete dunque non è soltanto un prezioso strumento utile a favorire l’approfondimento e la partecipazione, spesso diventa un ulteriore canale che alimenta la polemica, come è accaduto anche nel caso della Fedeli. Il tutto infatti è partito proprio dalla consultazione del suo sito web, per poi trasferirsi velocemente sui social network fino a rimbalzare sui giornali, nonostante spiegazioni e chiarimenti.

Internet dai mille volti dunque, talvolta gli utenti ne approfittano per conoscere e approfondire, altre volte prevale un atteggiamento polemico e dai tratti quasi inquisitori. Ancora, lo spazio digitale può diventare teatro di polemiche oppure può essere una importante risorsa per la partecipazione e la protesta pacifica, come ad esempio sta accadendo negli ultimi giorni a seguito delle prime misure adottate dal Presidente Trump.   

Giusy Russo

[1] http://www.demos.it/a01341.php
[2] S. 1680 
Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale da: http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Attsen/00026041_iniz.htm
[3] http://www.ilpost.it/2016/12/14/valeria-fedeli-laurea/

 

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