Il comizio che toglie dai guai

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Fateci caso, spesso, nelle beghe politiche italiche quando un partito è in difficoltà, per uno scandalo, una dimissione, una luna storta, ecco che pochi giorni dopo interviene la “piazza” a cercare di trovare il bandolo della matassa perduto. Trattasi di “comizio riparatore” fatto di spiegazioni, invettive o fiere chiamate alle armi.

Cos’e’ In pratica ciò che succede più spesso è che il politico di turno sceglie le “mura amiche” di un comizio ben organizzato, con platea di militanti per poter “mettere una toppa” a guai dovuti a errori di tattica politica commessi nel turbine della quotidianità.

E’ delle ultime settimane il caso del comizio di Nettuno. Si trattava dell’ultima tappa del tour estivo in scooter di Alessandro Di Battista, stile Che Guevara. A salire sul palco, addirittura il comico fondatore del Movimento Beppe Grillo e il “candidato” a Palazzo Chigi Luigi Di Maio. I tre hanno creato un evento che ha fatto notizia, seguito da TV e stampa di diversi paesi.

La particolarità di Beppe Grillo – Nel caso di Grillo siamo, al solito, alla sarabanda di battute, paradossi, calembour tipici del comico genovese fin  dai tempi di Fantastico (1979). Grillo atterra gli avversari (Renzi), deride in uno slancio autoironico anche i suoi baby colonnelli (Di Maio e Di Battista). Minimizza gli errori e le “cazzate” del Movimento, denuncia il complotto della stampa di regime (motivo ricorrente anche nei discorsi del Cav, che denunciava il potere dei “signori della sinistra” fossero essi dirigenti dei partiti o manager pubblici e privati, opinionisti o editori). Poi lascia il palco a Di Maio che non ne approfitta visto che passa il tempo a chiedere scusa per non aver dato il giusto peso ad una comunicazione contenuta in una mail. 

Berlusconi – Il caso di Nettuno è emblematico ma non è il solo. Il vero mago dei comizi è sempre stato l’eterno Silvio Berlusconi che con i suoi bagni di folla nelle piazze romane o sui predellini delle auto di scorta fondava partiti come fece con il PdL nel 2007.  Il centro sinistra fa un “passo avanti” verso quella logica (maggioritaria) tutta americana, di due partiti contrapposti fondando il Partito Democratico? Niente paura, lui “rimedia” con il discorso del “predellino”. Sale sull’auto della scorta e proclama l’avvio del Partito che dovrebbe unire il centro destra. Una delle avventure più fallimentari della politica italiana, visto che dopo lo strappo con Gianfranco Fini il Cavaliere deciderà addirittura di tornare alla vecchia Forza Italia. 

Mussolini – Il comizio riparatore più inquietante della storia italiana è quello che il 3 gennaio 1925 Benito Mussolini proclamò alla Camera dei Deputati, che diede di fatto il via alla dittatura. Fino a quel giorno il governo di Mussolini era un ibrido scaturito dalla marcia su Roma dell’ottobre 1922. In quella sede, Mussolini sembra in netta difficoltà, tenuto all’angolo da un’opinione pubblica guidata dai grandi giornali liberali, in testa il Corriere della Sera, che imputa al Regime la colpa di aver “tolto di mezzo” un oppositore scomodo perché abile nell’arte della politica e perché stimato dalle classi popolari come Giacomo Matteotti. Mussolini allora capisce che per uscire dall’angolo deve puntare al tutto per tutto, la radicalizzazione del regime, che si fa totalitario: e la storia cambia verso. Lo fa con un discorso, che diventa comizio perché ripreso e diffuso in radio dall’EIAR. Il tono è calmo e risoluto. Le conseguenze devastanti. Il comizio però ha avuto i suoi effetti comunicativi. La parola si è fatta politica.

Scalfaro – Un altro celebre comizio riparatore è diretta conseguenza del periodo di Tangentopoli. A sorpresa, il 3 novembre 1993, il Presidente della Repubblica di allora, il democristiano Oscar Luigi Scalfaro, sceglie una modalità clamorosa. Chiede il collegamento a reti unificate della Rai: in diretta all’ora di cena fornisce le sue ragioni, dopo che un funzionario dei servizi segreti arrestato per una delle innumerevoli inchieste che infiammavano l’Italia in quei giorni aveva dichiarato che lo stesso Presidente, anni prima, durante il suo servizio come Ministro dell’Interno, aveva percepito alcune tangenti provenienti dai fondi riservati del servizio segreto civile. Addirittura un messaggio a reti unificate! Il massimo del discorso riparatore. Il non plus ultra dell’utilizzo di un mezzo antico con i mezzi moderni. Uno stratagemma utile? Forse. Se ne continuò a parlare per settimane, ma in definitiva il Presidente con il suo “io non ci sto!” uscì dall’angolo e la storia prese un’altra piega. E i giornali parlarono d’altro. 

Ci troviamo dunque di fronte a qualcosa di efficace? Dipende da diverse circostanze, in alcuni casi l’espediente ha funzionato, l’attenzione mediatica e dell’opinione pubblica ha virato verso altri lidi e il politico in difficoltà di turno ha potuto rifiatare. In altri casi si è trattato di affondare sempre più. Di sicuro è una freccia nell’arco del politico-comunicatore, non sempre la più efficace comunque del tutto dipendente dalle qualità oratorie, e di intrattenimento del soggetto in questione oltre che dall’attenzione che i media tradizionali e la “rete” rappresentata dal chiacchiericcio dei social network decidono di dedicargli, fino al prossimo scandalo.  

Gianluca Garro

video: Benito Mussolini

video: Oscar Luigi Scalfaro

video: Silvio Berlusconi

video: Beppe Grillo a Nettuno

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